Nostra intervista alla presidente della Associazione “La luce” che si prende cura dei bambini ultimi del mondo. Un grande progetto iniziato nel 2005 farà voltare pagina a Goiabeira.
di Gilberto Scalabrini
E’ solare, coinvolgente e ama dipingere in stile fiammingo. Due mesi all’anno però getta via la tavolozza, saluta gli amici e vola lontano, su un altopiano dove l’attendono tanti bambini. Sono gli ultimi del mondo e lei, con grande amore, gli fa da mamma, travolgendoli con coccole, abbracci e tanto affetto. Sono i suoi figli adottivi, i bambini poveri del Brasile, nati in una terra magica ma con tanti problemi sociali. Ed è qui che il volontariato di “mamma” e “papà” fa la differenza.
Gloria Parroni, presidente dell’associazione “La Luce” fondata nel 1999, da 11 anni è in prima linea nel villaggio rurale di Goiabeira. Un altopiano ad oltre mille metri, distante 20 chilometri dal comune di Vitòria e 500 dal mare.
Questa distanza dalle spiagge più belle del mondo Gloria Parroni la sottolinea spesso, fugando così ogni dubbio in chi potrebbe credere che si possa fare
volontariato per 60 giorni unendo l’utile al dilettevole.
Poi snocciola la storia di Goiabeira: anticamente era una fazenda di 2.700 ettari, poi venti anni fa suddivisa in sei comunità.
«Ogni famiglia –ci spiega Gloria- possiede un lotto di terra ma fino ad oggi sono vissuti senza acqua, luce e rete fognaria. Adesso gli unici servizi ed infrastrutture per 60 famiglie, 80 bambini e 90 giovani e adolescenti (tutti ad alto rischio), sono una scuola ed un pozzo realizzato cinque anni fa dalla nostra Associazione».
Due mesi l’anno lei vive fra i poveri. Come si sente?
«Mi sento come a casa mia -dice con il suo accattivante sorriso- perché non sono poveri di spirito e di cuore.
Nel 2005 “La luce” ha iniziato i lavori, con la partecipazione dell’intera comunità, su un terreno donato da una delle famigli povere del villaggio, per la realizzazione di una rete idrica, di un molino per la produzione di farina manioca (uno dei prodotti base dell’alimentazione locale) e di un centro polifunzionale dotato di laboratori artigianali, aule, alloggi e ambulatorio medico. Vogliamo dare a questa gente un programma di sviluppo educativo e culturale, rivolto all’inserimento sociale attraverso l’insegnamento di arti e professioni, stimolando così la creatività di ogni singole individuo».
«Bella domanda! Le difficoltà sono notevoli, perchè mancano fondi e anche volontari Non avendo finanziamenti da parte dello Stato o da Enti, dobbiamo far leva solo ed esclusivamente sulle nostre forze che provengono da donazioni di privati. Promuoviamo l’adozione a distanza per sostenere i bambini senza sradicarli dalla loro terra e mandare avanti i progetti. Chi vuole collaborare può farlo versando il suo contributo sul conto corrente postale n° 11818622 oppure contattare la nostra associazione anche tramite il sito o l’indirizzo di posta elettronica: associazionelaluce@libero.it. Adesso abbiamo bisogno in particolare di volontari come falegnami, muratori elettricisti,
Dal 1999 ad oggi, quali sono state le tappe di questo “viaggio”?
Allarga le braccia, fa una breve pausa, poi le cita in ordine cronologico: «Nel 1999 abbiamo acquistato medicinali e attrezzature per il laboratorio di tessitura; nel 2000 materiale didattico e vestiario; nel 2003 abbiamo realizzato il pozzo cisterna e l’anno dopo ristrutturato e ampliato la scuola; nel 2004 abbiamo messo in piedi il laboratorio di falegnameria e officina per il recupero d’adolescenti vittime della droga; nel 2005 abbiamo attivato 7 corsi di formazione artigiana per 200 bambini e adolescenti che imparano cucito, ricamo, uncinetto, bricolage, cucina, bigiotteria e falegnameria. L’obiettivo è di migliorare la loro qualità di vita e realizzare dei momenti di socializzazione in un ambiente accogliente e protetto. Il progetto è sostenuto da volontari, dal Rotary Club di Pedra Azul, e dal suo Comune che ha designato il personale necessario allo sviluppo delle attività del progetto. Ai bambini viene offerta anche assistenza medica, igienico-alimentare e prevenzione all’uso di droghe. I narcotrafficanti qui svolgono un lavoro sporco sui bambini e molti a otto anni hanno già gli occhi distrutti e il volto scavato.
Adesso la nostra associazione ha un importante progetto: “Fazenda La Luce”. E’ un’iniziativa ambiziosa, che grazie alla generosità dei soci e ad alcuni importanti contributi potrà ben presto realizzarsi. Almeno speriamo, perché gli ultimi non debbono rimanere tali».
Al collo di Gloria si ciondola una catenina con un piccolo delfino in oro. E’ il suo portafortuna ma anche il suo segno astrale, quello dei pesci che chiude il cerchio dello zodiaco.
«Sono nata il 15 marzo, alle ore 12. Forse per questo adoro il sole. Questo delfino comunque è un regalo e rappresenta un pesce molto affettuoso, un amico fedele».
Lei è una sognatrice?
«Sono una “mega sognatrice”, la mia vita è piena di sogni. Uno dei miei desideri era appunto quello di aiutare le popolazioni sfruttate. Sono molto felice di dedicare una parte della mia vita a chi ha bisogno, nonostante le grandi difficoltà».
L’Associazione “La Luce” è una onlus?
«Si, è una organizzazione non lucrativa d’utilità sociale che nasce a Foligno. Non ha fini di lucro ed è indipendente da partiti e sindacati. L’intento dell’associazione è sempre stato quello di contribuire allo sviluppo dei rapporti e dei vincoli d’amicizia tra l’Italia e altri Paesi, senza discriminazione di sesso, razza, lingua, religione, opinione politica, condizioni
personali e sociali. Gli unici fini che persegue sono di solidarietà sociale, promozione della cultura della pace e dei diritti umani mediante iniziative culturali, di educazione, di cooperazione, informazione affinché tutti i diritti e le libertà fondamentali possano essere pienamente realizzati. Un ringraziamento va anche al Cesvol di Perugia che, oltre a finanziare il corso di macramè e ricamo per alunni e genitori presso la scuola media di Belfiore seguito dalle insegnanti di “Punto Assisi”, ha fornito anche attrezzature per il laboratorio e il corso di formazione di cucito e ricamo in Brasile».
Come è nata quest’idea?
«E’ nata dopo un mio viaggio in Brasile, in una zona rurale sconosciuta dal turismo. Ho toccato con mano la povertà e mi sono lasciata subito attraversare da qualcosa che è stato più di un sentimento. Lo scopo quindi è stato subito quello di aprire dei laboratori artigianali per i bambini di strada, per migliorare la loro condizione economia e sociale. Il progetto, inizialmente molto modesto, è diventato adesso altrettanto ambizioso. Noi lavoriamo con queste persone che sono il rifiuto della società perché crediamo che il cambiamento venga dalle persone, da relazioni attraverso cui far uscire il bello che sta dentro a ciascuno. Tutte le relazioni vanno ripensate perché la logica che ferisce il povero è la stessa che ferisce anche la natura… per questo io penso che occorra “globalizzare la solidarietà”. Mi pare di fare retorica sulle esigenze e sui sentimenti più profondi del cuore umano, ma in un contesto di disuguaglianza economica i segni di questa povertà gridano vendetta. Eppure in tanto contrasto vedi volti di poveri senza rancore, sguardi privi d’avidità, accoglienti, capaci della gioia di vivere. Dai volti e dagli occhi delle persone, in particolare dei bambini che hanno grandi occhi neri e uno sguardo profondo, velato di malinconia, trovi sempre uno spirito perfetto».
Mentre parla sfoglia l’album dei ricordi carico di emozioni: ci sono foto, disegni e tante letterine di ringraziamento dei bambini che la chiamano “fata madrina”. Quasi una melodia per questa bella e solidale favola di volontariato.